Crioconservazione degli embrioni
Gli embrioni in eccedenza possono essere conservati con il metodo della crioconservazione per il periodo di tempo stabilito dalla legge e utilizzati in un successivo ciclo di trasferimento di embrioni o qualora la coppia decida in futuro di avere altri figli
Gli embrioni in eccedenza possono essere conservati con il metodo della crioconservazione per il periodo di tempo stabilito dalla legge e utilizzati in un successivo ciclo di trasferimento di embrioni o qualora la coppia decida in futuro di avere altri figli
In caso di gravidanza al primo tentativo, gli embrioni crioconservati vengono conservati nella banca di crioconservazione, entro i termini di tempo stabiliti dalla legge, fino a quando la coppia decide di avere altri figli. La legge consente alle coppie che hanno completato la pianificazione familiare di poter disporre degli embrioni crioconservati in eccesso, senza alcun compenso, preferibilmente ad altre persone che ne hanno bisogno, oppure, sempre senza alcun compenso, per scopi di ricerca o terapeutici o di distruggerli. Ai sensi della Legge 3305/2005 in materia di procreazione assistita, gli embrioni crioconservati possono essere conservati per 5 anni con possibilità di proroga per altri 5 anni (a condizione che la donna non abbia compiuto il cinquantesimo anno di età).
Con il moderno metodo di congelamento degli embrioni, la vitrificazione, le percentuali di successo sono simili a quelle degli embrioni freschi e la ricerca ha dimostrato che i metodi di crioconservazione sono sicuri e non influiscono sulla qualità degli embrioni.
La crioconservazione avviene a una temperatura estremamente bassa (a -196 °C), temperatura alla quale il metabolismo si arresta quasi completamente, con il risultato che le alterazioni sono trascurabili. Il gas liquefatto ampiamente utilizzato nella procreazione assistita, ma anche in altre applicazioni biologiche e mediche, e che può fornire queste temperature molto basse, è l’azoto liquido (Ν2). L’azoto liquido, per via della sua composizione, non provoca reazioni chimiche e quindi non danneggia i campioni biologici crioconservati.
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